
31 Mag Progetti Erasmus+ a prova di bomba!
La prima volta che ho scritto un progetto nel settore della formazione era il 2006. Mi ero laureata in Legge da poco più di un anno e di progettazione europea — e, in particolare, di progettazione formativa — non ne sapevo molto. Le mie conoscenze si basavano sola sulla mia esperienza come studente Erasmus a La Coruña (ES) e come “Leonardina” (così si chiamavano i partecipanti al vecchio Programma Leonardo) a Barcellona. Quando un collega mi ha chiesto se mi andava di seguire un cliente di Palermo, nello specifico una scuola superiore, nella stesura di una proposta progettuale in ambito Leonardo da Vinci (programma che oggi non esiste più e che è stato assorbito dal nuovo programma integrato Erasmus+), la mia risposta è stata: “Ma non ne ho mai scritto uno. Non sono un tecnico europrogettista!”. Ero tentata di rifiutare però la curiosità era tanta e a scrivere in maniera tecnica ero abituata per via della pratica forense. Così, mi sono buttata e il progetto è stato ammesso a finanziamento, con mia grande soddisfazione.
Vuoi scrivere un progetto a prova di bomba? Migliora queste 4 competenze!
Ebbene, sulla base della mia personale esperienza, ho una notizia per te: per scrivere un buon progetto Erasmus+ non serve essere uno specialista né serve aver frequentato il miglior corso di formazione o master in europrogettazione. Per iniziare ti servono, innanzi tutto, tanta voglia di fare e una buona dose di creatività. Se vuoi cimentarti per la prima volta nella scrittura di un buon progetto europeo dovresti puntare a migliorare alcune competenze chiave. Quali sono?
Sono 4 le abilità che ti servono per fare centro e ottenere un finanziamento per la tua idea progettuale: scrivere bene e in modo chiaro, elaborare idee innovative a partire da bisogni o problemi, progettare attività che apportino alla comunità e al partenariato valore aggiunto (europeo), saper fare rete e networking (il cosiddetto partenariato di progetto).
Analizziamole singolarmente.
Scrivere bene e in modo chiaro
Certe idee progettuali le abbiamo chiare nella mente, sono innovative e rispondo ai bisogni del target, risolvendone il problema. Peccato che poi capiti di scrivere il formulario in maniera confusa, omettendo passaggi e premesse importanti e rischiando di non far capire nulla a chi legge e valuta le proposte da finanziare. Siccome oggi non ci sono più formulari cartacei ma solo web-form, il mio consiglio è: non scrivere mai il progetto direttamente sul form. A meno che non si abbiano tantissimi anni di esperienza nella scrittura dei progetti, è bene prima:
- fare un’analisi dei bisogni e dei problemi
- individuare quali sono gli obiettivi che si intendono raggiungere e attraverso quali attività
- chiarire quali sono i risultati finali del progetto.
Dopo aver fatto tutte queste riflessioni, a partire da un’idea o da un problema, si può scrivere il progetto andando dritti al punto e senza tanta fuffa.
Quest’anno, con la nuova programmazione 2021-2027, trovo che i formulari di progetto siano molto più semplici e più schematici rispetto a quelli delle scorse programmazioni. Insomma, alla portata di tutti e con meno fronzoli, per andare al sodo e non rischiare di perdersi nei cavilli.
Se te lo stai chiedendo, scrivere in inglese non è necessario. In alcuni casi è d’obbligo per agevolare il lavoro ai valutatori: se le azioni sono centralizzate, infatti, il form va inviato direttamente a Bruxelles e lì i valutatori sono di varie nazionalità. Si può decidere, tuttavia, di presentare il formulario scegliendo la lingua di compilazione (una delle lingue ufficiali dell’UE), tra cui anche l’italiano. Anche se per la compilazione si sceglie una lingua diversa, devi sapere però che i web-form sono tutti in inglese e una conoscenza di base della lingua devi averla, giusto per capire cosa indicare, descrivere o analizzare nei vari campi o box del formulario di candidatura.
Avere idee innovative per risolvere problemi e/o soddisfare bisogni
Non si progetta senza avere un obiettivo concreto da realizzare. Non mi stancherò mai di dirlo: si progetta per risolvere un problema o rispondere a un bisogno. Quindi, anche se hai idee bellissime, è solo uno spreco di energie e risorse presentare un progetto che non risponde a bisogni o problemi concreti. Le organizzazioni e gli enti devono avvicinarsi alla progettazione europea in maniera responsabile e consapevole: non si scrive un progetto solo per ottenere un finanziamento. Motivazioni e obiettivi devono essere chiari dall’inizio. Solo così il progetto sarà davvero utile e avrà molte più chance di essere finanziato.
Apportare valore aggiunto “europeo”
Presentare un progetto europeo ha senso se può apportare un valore aggiunto in termini di miglioramento di competenze nel settore educazione e formazione, di motivazione, di creazione di una community formativa e di networking, e così via.
Tuttavia, questo concetto nell’ambito della progettazione europea ha una specifica in più: si parla, infatti, di “valore aggiunto europeo” (European added value), che indica il peso che i progetti e le azioni messe in campo devono concretamente avere a livello europeo. Ossia si valuta anche la capacità dei progetti di essere realizzati da un partenariato in cui sia ampiamente rappresentata la diversità culturale dei diversi Stati membri dell’UE.
Il valore aggiunto europeo deve essere evidenziato nell’elaborazione progettuale, attraverso l’utilizzo, ad esempio, di benchmarking, azioni di mobilità, approcci comparativi, visite di studio, scambio di best practices, elaborazione di modelli o metodi con alto potenziale di replicabilità in altri Stati membri o contesti… Insomma, tutto ciò che può diffondere risultati e promuovere lo sviluppo e la condivisione di conoscenze a livello europeo e transanzionale e non solo a livello di singoli Stati membri.
Collaborare, disseminare e diffondere
I progetti europei e, in particolare Erasmus+, sono progetti di tipo transnazionale, ossia prevedono forme di partenariato o di cooperazione (specie in KA2) a livello internazionale ed europeo. Le attività si realizzano in cooperazione e con l’aiuto del partenariato.
Si collabora tra organizzazioni, scuole ed enti di tutta Europa, ci si scambiano buone pratiche e si fa innovazione insieme. Senza una collaborazione di tipo europeo non avrebbe senso parlare di Erasmus. Quest’anno la partecipazione da parte dei partner in un progetto europeo è stata semplificata. Per partecipare come partner, infatti, non è più necessario avere un numero identificativo per l’organizzazione, il cosiddetto OID (già Pic Number). Sono previste anche delle partecipazioni come partner di supporto e, per l’azione KA2, sono stati introdotti i cosiddetti partenariati su piccola scala (oltre ai partenariati per la cooperazione e l’innovazione) che prevedono il coinvolgimento di minimo 2 organismi partner. La programmazione 2021-2027 ha introdotto molte semplificazioni e opportunità per tutti di partecipare.
Tadaaa! Sorpresa!
Ora non ti resta che scrivere il tuo progetto Erasmus+ e candidarlo. Hai ancora qualche dubbio? Ho scritto un libro apposta per rispondere alle tue domande e spiegarti tutto quello che so di progettazione europea e, in particolare, di progettazione formativa con Erasmus+.
Si intitola Il meraviglioso mondo di Erasmo. Ti può essere utile se vuoi progettare con Erasmus+.Ottieni la tua copia in pochi clic!
Psss! Ho realizzato anche un poster: scrivimi se ti interessa oppure seguimi sul mio account IG dove ti racconto di questi due progetti editoriali (libro e poster). Sempre su Instagram, ho creato anche una guida per spiegarti chi sono e cosa faccio per te. Buona lettura!
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